Nella cultura occidentale il rito funebre prevede nella maggior parte dei casi la sepoltura in appositi feretri e come destinazione finale il cimitero (luogo pensato e istituito da Napoleone per evitare contaminazioni e il diffondersi di epidemie). Altra pratica diffusa è la cremazione, accettata anche dalla Chiesa a determinate condizioni e raccomandata nei grandi centri urbani per andare incontro alle esigenze di spazio nei cimiteri. I dati sulla cremazione a Roma sono in crescita, per esempio, proprio per arginare il problema della mancanza di loculi. Ma nel resto del mondo e nelle altre culture quali sono i riti funebri per dare l’estremo saluto al caro estinto?
Quali sono i riti funebri più bizzarri nel mondo
Uno dei rituali più folkloristici e noti anche grazie al cinema è il funerale tradizionale degli afro-americani di New Orleans (Louisiana): un corteo funebre che accompagna il feretro con musica jazz tra il malinconico e il gioioso per poi finire con un’apoteosi di musiche e danze allegre e vivaci per commemorare la vita del defunto.
Meno note, ma altrettanto curiose sono i riti nelle Filippine dove ogni gruppo etnico ha la propria usanza: sull’isola di Luzon (provincia del Benguet), i defunti vengono bendati e posti all’ingresso principale della casa, mentre a Caviteño (Manila) i morti si seppelliscono all’interno di un grande albero cavo; ad Apayo si tumulano sotto la cucina e a Tinguian si vestono i morti con i loro abiti migliori, li si mette seduti su una sedia con una sigaretta in bocca, perché … la vita continua.
In Mongolia e Tibet si pratica un rituale antico di millenni: poiché gli abitanti sono per la maggior parte di religione buddista e credono nella trasmigrazione dell’anima, per far sì che il corpo – contenitore vuoto e privo di anima – torni alla terra viene smembrato e posto in cima ad una montagna alla mercé di avvoltoi e animali selvatici.
A Bali si pratica la cremazione “spettacolare”: la cremazione libera l’anima in modo tale che possa trasmigrare in un altro corpo, ma prima è bene realizzare sculture monumentali in bambù che ricordino il defunto per poi bruciare il tutto.
In Madagascar si pratica il famadihana o “rotazione delle ossa”: ogni 5 o 7 anni la famiglia del defunto si reca in corteo presso il luogo di sepoltura per esumare il corpo – solitamente avvolto in un panno – cospargerlo di profumi e vino. Una banda suona musiche tribali e i familiari ballano con il corpo esumato prima di tumularlo nuovamente. In questo modo si ritiene di ricevere la benedizione da parte del defunto.
Gli aborigeni nel nord del’Australia praticano rituali lunghi e sofisticati: la cerimonia inizia con il creare molto fumo nella stanza della persona defunta affinché il suo spirito abbandoni la casa per sempre, i familiari e chiunque partecipa al rito ci trucca il viso e il corpo come una maschera, si danza e si consuma cibo, infine si colloca il corpo in cima ad una piattaforma, lo si ricopre di foglie e lo si lascia lì fino a totale decomposizione.
Spettacolari e fantasiose, infine, le bare costruite dai maestri falegnami del Ghana, dove – già in vita – molti amano ordinare la propria bara che deve rispecchiare in qualche modo il proprio lavoro o il proprio carattere, così si trovano bare a forma di Mercedes per uomini d’affari, a forma di razzo per un amante dell’astronomia, a forma di pesce per un pescatore o a forma di libro per chi ama leggere tanto. È proprio il caso di dire … paese che vai usanza che trovi.