Agli inizi degli anni quaranta, gli scienziati che stavano cercando di ricavare l’uranio-235 (235U) che rimase poi implicato nella creazione della bomba atomica, quasi inaspettatamente, forse solo come conseguenza a quei loro studi, arrivarono a scoprire un materiale così versatile da essere usato sia per cucinare che per camminare (e per tanti altri usi): il Teflon Ptfe.
Ma come andarono esattamente le cose? Il processo che permette di ottenere l’isotopo 235U richiede che venga utilizzato un particolare materiale estremamente corrosivo, il gas fluoro, e nessun materiale conosciuto all’epoca era in grado di contenerlo senza degradarsi. Per questo motivo l’esercito degli Stati Uniti commissionò alla DuPont (azienda chimica che produce prodotti per numerosi mercati in tutto il mondo) di inventare un materiale che potesse resistere a quei livelli di corrosione.
La DuPont non fece attendere molto prima di soddisfare la richiesta visto che, con stupore di tutti, era già in possesso di un materiale di quel tipo: lo aveva chiamato Teflon e finalmente era riuscita a trovargli un utilizzo!
La scoperta si deve alla mente geniale di Roy J. Plunkett che riuscì a trasformare un fallimento in un vero e proprio successo.
Mantenuto segreto per ordine degli Stati Uniti d’America durante la guerra, il Teflon venne reso pubblico solo dopo che il Progetto Manhattan aveva dato i suoi purtroppo ingloriosi frutti.
Inizialmente venne attribuito al Teflon Ptfe il ruolo che ancora oggi lo rende famoso: la creazione di padelle antiaderenti. Fu il francese Marc Grégoire ad ipotizzarne l’utilizzo domestico e ad iniziare la commercializzazione delle prime pentole antiaderenti della storia sotto il nome Tefal. Constatato il successo dei nuovi recipienti per la cottura dei cibi, numerosi altri produttori seguirono la medesima strada della Tefal producendo numerose linee di pentole e padelle rivestite con il Teflon Ptfe.
Teflon è il nome commerciale del prodotto, mentre la sostanza che lo costituisce si chiama politetrafluoroetilene (PTFE).
Negli anni seguenti nuovi studi indagarono le proprietà del Teflon, giungendo alla conclusione che la sostanza potesse essere utilizzata in numerosi altri ambiti.
Verso la fine degli anni ’60, Wilbert L. Gore (Bill Gore), cofondatore della DuPont e inventore dei primi isolanti in Teflon per cavi, creò insieme a suo figlio Robert W. Gore (Bob Gore) il tessuto che oggi è noto universalmente come Gore-Tex: il materiale che potete trovare in molti scarponi da montagna o altri prodotti specialistici di abbigliamento.
Questo particolare ed ormai molto famoso tessuto ha pori abbastanza piccoli da non permettere il passaggio di gocce d’acqua, ma sufficientemente grandi da far passare semplici molecole d’acqua: queste caratteristiche permettono al vapore (e quindi al sudore in forma gassosa) di fuoriuscire garantendo la traspirazione mantenendoci asciutti sia dall’acqua proveniente dell’esterno che da quella che generiamo noi stessi!
Il Teflon è stato così utilizzato spesso nella chirurgia sostitutiva per l’applicazione delle protesi, specialmente nelle articolazioni artificiali grazie alla sua capacità di rendere le superfici estremamente scivolose riducendo l’attrito. Il Teflon ha poi una notevole resistenza elettrica, che lo rende ideale per il rivestimento dei fili; conserva inoltre la sua flessibilità anche a temperature estreme (da -270 °C a +260 °C) rivelandosi molto utile per isolare i componenti elettrici nei veicoli spaziali, esposti al calore bruciante del sole e al gelo dell’ombra terrestre.
Il motivo del successo di questo materiale risiede nel fatto che il Teflon non subisce l’azione di alcuna sostanza chimica comune, compresi gli acidi bollenti e gli alcali, rivelandosi persino immune all’acqua ragia; solamente il sodio fuso e il fluoro a temperature estremamente elevate sono in grado di danneggiarlo sensibilmente. Grazie alla sua considerevole inerzia chimica, il Teflon non contamina i cibi con i quali viene in contatto, lasciandone inalterate le caratteristiche. Un particolare non indifferente e non solo per la cucina, ma anche per la chirurgia.
Tali caratteristiche sono dovute alla particolare composizione chimica del Teflon. La sua molecola è costituita da una lunga serie di atomi di carbonio, a ciascuno dei quali sono collegati due atomi di fluoro. I legami chimici tra queste due sostanze sono estremamente forti e conferiscono una notevole inerzia e antiaderenza al politetrafluoroetilene.